Enzo
Barboni: «Io sono convinto che, quando questi due ragazzi fanno film in coppia con un'uniforme addosso - qualunque essa sia, da pompieri, da preti, da soldati - stanno bene. Quindi nel film "I due superpiedi quasi piatti" li misi in motocicletta, perché per me la moto rappresentava il cavallo, rappresentava l'uomo libero che sta dalla parte della legge. Sono arrivato a farne dei poliziotti motociclisti partendo da questa analisi: chi può essere un uomo moderno, giustiziere, con la pistola al fianco e con qualcosa al posto del cavallo? Naturalmente Hill e Spencer fanno i poliziotti a modo loro, i cattivi li acciuffano per caso, avventura, ironia, ecc. Si può farne due personaggi che il pubblico medio, quello ancora incantato dal fascino della libertà, si sogna. Basta infilarli in un costume che tanti vorrebbero avere. Infatti è andata bene, il film ha fatto i suoi bei sei miliardi di incasso. Poi io ho smesso abbastanza presto di fare film con una coppia, perché inevitabilmente ci si ripete, o perlomeno io mi ripeterei, mi costerebbe uno sforzo enorme. Non rinnego niente, questo no, ma li rifarei soltanto se ci fosse una grossissima idea, veramente nuova. Qualsiasi genere inevitabilmente comincia a calare e non diventa più interessante, per chi lo vede e per chi lo fa.»
("Il cinema italiano d'oggi 1970-1984")
Enzo
Barboni: «In
"Anche gli angeli mangiano fagioli" c'era Giuliano Gemma, ma il film era destinato a Bud Spencer e Terence Hill, e lì è successo o un malinteso tra il produttore e gli agenti di questi attori, oppure fu che Mario Girotti (Terence Hill) doveva andare in America: restò Carlo Pedersoli (Bud Spencer) e al posto di Mario prendemmo Gemma, che se la cavò egregiamente, devo dire. Intanto è spiritosissimo, e poi è sportivo, moderno, e se l'è cavata veramente bene. Il risultato è stato pari agli altri film, né più né meno. Anche lì una specie di uniforme, perché erano due gangster, non proprio capaci di fare il loro mestiere, per cui si ritrovavano loro malgrado sempre dalla parte opposta. Anche a Gemma è stato un po' difficile togliersi di dosso i panni di Ringo, era stato per anni con il cappello e la pistola. E poi c'è un altro particolare, che in Italia di attori ce ne sono pochi. È vero che non è più il cinema del bello, come era una volta, ma Giuliano rappresenta qualche cosa, perché è moderno, forse l'unico che abbiamo, è un atleta, ha un carattere d'oro, professionista al massimo grado, tranquillo, antidivo per eccellenza,
modestissimo... Con Pedersoli andò subito d'accordo. È impossibile non andare d'accordo con
Giuliano!»
("Il cinema italiano d'oggi 1970-1984")
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la biografia
e filmografia di Enzo Barboni
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